Settantacinque anni fa, il mondo uscì dalla seconda guerra mondiale con le pezze al sedere, ma con grandi speranze e fiducia che davvero le cose non potevano che migliorare. In termini esistenziali, si partiva da supporti dopo un crollo, anziché da resistenze dopo un rally. E già qui vi è una grossa differenza, perché oggi invece ci troviamo dentro alla società del benessere, pur se costruito con profonde sacche di ingiustizia. Parlo di ingiustizia nel lavoro, nei più elementari diritti sociali, nel livello culturale delle persone, nel modo in cui gira il denaro.
Veniamo da anni di innovazione: il boom economico degli anni 60, la rivoluzione sessuale e maggiori diritti alle donne (qui c’è ancora molta strada da fare, ma di adesso le massaie sono state sostituite dalle paladine del #metoo), senza dimenticare Internet e la diffusione della tecnologia, con tutto ciò che ne è seguito in termini di nuovi paradigmi economici e di vita sociale.
Noi trader siamo figli di questo ultimo aspetto, senza il quale io e te non ci saremmo mai conosciuti.
Le conquiste che l’umanità è riuscita a conseguire hanno però portato profondi squilibri.
I ricchi sono sempre più ricchi, e restano un universo limitato come numero. I poveri sono sempre più poveri perché il loro numero si è incrementato per la progressiva erosione della classe media. Una parte di essa cerca di restare a galla, mentre un’altra fetta scivola verso la mediocrità mentale e povertà finanziaria. C’è infatti un profondo legame fra l’hater/complottista e il livello reddituale. Tutti questi incroci fra psicologia di massa e trend sociali si riflettono, magari con qualche giorno di ritardo ma neanche poi tanto, sui movimenti dei mercati finanziari: le borse comprano tempo, si muovono scaltre, ma credo che siano prendendo le misure di un anno estremamente difficile non solo perché bisesto e covid-funesto, ma anche perché a novembre ci sono le elezioni in America, ed è lì che si decidono molte cose almeno per i prossimi due anni.
Un terzo fattore che sta portando un visibile “disagio” nella costruzione dei prezzi è rappresentato dalla spaccatura che sta avvenendo nel mondo degli investimenti.
Sappiamo che abbiamo due schieramenti: istituzionali/professionisti contro retail/dilettanti.
La difficoltà di gestire la volatilità ha messo sotto pressione molti modelli previsionali dei cosiddetti esperti, i gestori ai quali ci si dovrebbe affidare per dormire fra otto guanciali. Il problema è che la coperta del letto è diventata corta anche per loro: prendono i rialzi sempre un po’ troppo tardi e si beccano i ribassi senza potersi tutelare (hanno il divieto di sfruttare lo short per generare performance).
I retail continuano invece a pensare che tecniche e strategie possono aiutarli a fare soldi, senza riflettere sul fatto che entrano (in leva) sui mercati privi di qualsiasi conoscenza su:
- come si generano i prezzi;
- cosa significa comprare un supporto, e perché quello va visto come supporto e non come momento di pausa prima di un altro affondo;
- cosa significa vendere una resistenza, e perché tale livello va visto come resistenza e non come momento di pausa prima di un nuovo breakout;
- confondono distribuzione come nuovi minimi, e accumulazione come nuove discese;
- a fatica sanno distinguere un Atr da un Rsi;
- tirano due trendline sul grafico e credono che questo basti a sapere dove fare buy/sell.
MORALE DELLA STORIA.
Vedi, ci si può mettere una mascherina davanti alla bocca per non prendere il virus, ma non ci si può mettere una mascherina davanti agli occhi.
Se vuoi ricavare soddisfazione dal tuo denaro, sempre più sarà necessario informarti, valutare pro e contro di ogni scelta, essere prudente, pesare l’uso della leva e investire sulla qualità delle tue operazioni.
Less is better. Meno è meglio.