In ogni aspetto della nostra vita,
l’incertezza è componente imprescindibile, e ci mette sempre davanti ad una delle nostre doppie realtà: lo sguardo spesso va all’evoluzione, ma con il timore dell’ignoto.
Ed è per questo che la maggior parte di noi, quando intraprende un nuovo percorso, poi lo abbandona. Accade nei sentimenti e relazioni a vario titolo: ci si muove fra poche certezze, e molti giochi che non valgono più la candela.
La stessa cosa si verifica nel lavoro e nelle professioni, dove spesso il cambiamento coincide con le fasi dove si pesano le certezze verso i rischi, lo stipendio e la sicurezza dello status quo contro l’immobilità, le garanzie scarse con la frustrazione, e quindi: game over. Che siano mansioni impiegatizie, pubblico impiego o di tipo imprenditoriale/societario, non c’è differenza. Insomma, svoltare strada non è detto che avvenga per insoddisfazione: molte volte è un dire a noi stessi: “ma chi me lo fa fare?”.
Ad esempio, quando sono davanti al monitor 8 volte su 10 prima di cliccare sul mouse ed entrare a mercato mi faccio sempre la domanda: quanto davvero mi piace questa operazione? La stessa proporzione 8 su 10 si applica poi all’eseguito, per cui si potrebbe dire che praticamente 64 operazioni su 100 non le faccio. Mi concentro pertanto sull’impatto che le rimanenti potranno avere sui miei risultati.
Sono cose che si imparano vivendo questa attività in modalità da “nerd della Silicon Valley”; parliamo di quel tipo di persona che apprende e migliora attraverso errori/esperienze varie, costruendo poi nel tempo il suo ambiente di trading attraverso un processo di incessante: 1) IDEA 2) ANALISI 3) MIGLIORAMENTO.
Arrivato al punto 3, ricomincio dal punto 1.
L’unico ostacolo alla creazione di questo metodo è la gestione delle informazioni. Quando mi sono affacciato al trading, circa 15 anni, fa le cose da sapere erano molte, ma le potevi elaborare con calma perché le fonti di approvvigionamento delle nozioni non erano così numerose. Al contrario, oggi siamo letteralmente devastati dalla quantità di conoscenze che teoricamente possiamo apprendere.
Il problema è che pochi di noi riescono a <i>dare un’organizzazione logica</i> a news/tecniche/strategie/dati/analisi ecc ecc. La gente non ce la fa a stare dietro a tutto questo rumore.
Ricorro ad una analogia per spiegarmi meglio.
Pensa a quando ti trovi di fronte a un grafico pulito, dove vedi i prezzi che vanno, senza quasi mai tornare indietro, in una direzione ben precisa. Lì, rumore non c’è perché hai una visione chiara: si sale, si scende. Tanto che raramente paga contrastare queste tendenze. Un grafico rumoroso è quello che per darti 40 pips di Euro Dollaro non ci mette due candele, ma ne impiega dodici. E tu esci matto per trovare un senso a ciò che sta fra la prima e la dodicesima candela, piuttosto che a ognuna di esse.
Esattamente come le informazioni.
Usi cinque indicatori anziché due, massimo tre, perché comunque anche il quarto e il quinto pensi che ti permetteranno una visione migliore. Segui quattro trasmissioni televisive al giorno perché è sempre bene ascoltare più pareri. Ti iscrivi a gruppi di trading e/o newsletter (compresa questa): c’è sempre qualche cosa in più da imparare. Una mattina ti alzi, capisci che sei ingolfato di comunicazioni, resetti tutto, salvo poi che il mese dopo si ricomincia nella stessa identica maniera: anche io i primi tempi mi comportavo così.
È per questo che nel mio metodo di lavoro, che può giungerti sia attraverso le lezioni/video che faccio come anche tramite la partecipazione alla nostra chat e utilizzando i segnali relativi, non ho mai voluto fornire troppa pappa pronta. Pongo domande, cerco di provocare ragionamenti, sviluppare idee e nessi conseguenti. Credo, infatti, che la stragrande maggioranza degli investitori cerchi qualcuno che insegni loro come sviluppare la capacità di dare un senso compiuto a dati, notizie e numeri, per poi distinguere le cose importanti da ciò che si può trascurare. C’è sempre più necessità di creare una visione di sintesi per i mercati finanziari, così da comprendere se è più profittevole, in un determinato giorno e ad una determinata ora, operare su un pattern di divergenza prezzi/indicatori oppure intervenire su eccessi di volumi.
Ovviamente questo è il mio metodo, che viene messo in discussione e aggiornato molto spesso; non so quindi se potrà diventare il tuo, ma per certo posso dirti che possiede una sua logica, che va molto al di là dell’insegnarti come fare trading sulle medie mobili.
<blockquote>Ripeto, ci sono tecniche che funzionano, ma <i>se non sai come contestualizzarle</i> in questo lavoro farai sempre una grandissima fatica.</blockquote>
Un suggerimento, quindi: muoviti sempre con un criterio guida. Ti dico il mio: poiché per definizione la nostra è attività a risultati incerti e che non possono essere evitati, dobbiamo assolutamente comprendere che vi è una differenza importantissima fra l’incertezza di qualunque operazione e la non comprensione del loro rischio. Per essere chiari: non sai mai se guadagnerai o andrai a perdere, ma <i>puoi e devi scegliere</i> se dirigerti verso quelle operazioni in grado di darti maggiore “sicurezza”, perché fondate su calcoli di probabilità e analisi di numeri e di statistiche.
A casa lapidari.it guardiamo in primo luogo:
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<li>chi compra dove, come e perché</li>
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<li>analisi della mentalità degli investitori e della psicologia della massa.</li>
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Parafrasando una bella espressione di un esperto di marketing, potrei dire che la distanza fra te e i mercati si chiama <i>comprensione</i><span style=”font-weight: 400;”>.</span>
L’accordo che puoi avere con loro si chiama <i>interpretazione</i><span style=”font-weight: 400;”>.</span>